Per una città dei diritti e contro le disuguaglianze, che si prende cura delle persone e dell’ambiente e che crede nella rigenerazione democratica attraverso la partecipazione.
L’8 e il 9 giugno chiediamo alle cittadine e ai cittadini di Rovereto un mandato chiaro per una città più equa, giusta, coesa e coraggiosa. Officina Comune ha scelto di sostenere la coalizione di centrosinistra e la candidata Giulia Robol al ballottaggio. La coalizione rinnova, dunque, il proprio mandato, fatto di priorità quali:
- la rigenerazione democratica, attraverso trasparenza e partecipazione;
- politiche di mitigazione e adattamento rispetto alla crisi climatica;
- politiche di prossimità e un nuovo rapporto tra centro e quartieri;
- politiche sociali più giuste, servizi accessibili, che non lascino indietro nessuna persona;
- il diritto alla casa, la lotta alla precarietà del lavoro e ad ogni tipo di disuguaglianza;
- uno sviluppo economico inclusivo e sostenibile
Crediamo che le pari opportunità, il sostegno alle persone più vulnerabili, l’accesso alla cultura, all’istruzione e alla conoscenza e i servizi pubblici di qualità siano tra le cose più importanti che possono aiutarci a lavorare verso il cambiamento.
Una Rovereto che mette le persone e i loro bisogni al centro dell’azione politica, e si impegna a disegnare strategie, sperimentare metodi, individuare spazi e mandati, e stabilire prassi che traducano queste priorità in azioni di cambiamento.
Officina Comune, Rovereto 2 giugno 2024
Come ci siamo sentite fortemente colpite dalla morte di Mara Fait e Iris Setti, qualche mese fa a Rovereto, così oggi ci sentiamo fortemente colpite dalla morte di Giulia Cecchettin e Rita Talamelli.
La morte di queste donne, e di tutte quelle che le hanno precedute e che le seguiranno, ci mette dolorosamente di fronte a degli interrogativi e apre spazi di lotta che dobbiamo quotidianamente abitare.
Trasformare tutto questo dolore e sgomento non è facile, ma sentiamo il bisogno di condividere alcuni pensieri, a partire dalla convinzione che la violenza non sia mai un fatto puramente privato ma sociale, culturale, e quindi politico, e che abbia quindi sempre a che fare con relazioni di genere, di potere e di ingiustizia sociale.
Anche per questo decidiamo di non stare zitte, perché come ci ha ricordato con coraggio Elena Cecchettin non è tempo di minuti di silenzio, ma al contrario è tempo di fare rumore, per provare a trasformare questo dolore, questa rabbia, in pratiche trasformative capaci di mettere in discussione l’esistente.
Sono morte e continueranno a morire delle donne per mano di uomini, e questo è un fatto, chiaro, che ha radici profonde e si alimenta dentro a una società per la quale il genere è ancora caratteristica di marginalità.
Desideriamo, oggi più che mai, attivare processi educativi che sostengano un cambiamento culturale profondo; pretendiamo zone libere dove sia possibile elaborare la rabbia per trasformarla in azione propositiva; sosteniamo la necessità di guardare al contesto che ha permesso alla violenza di esistere e di avviare un processo di responsabilizzazione collettiva prima che individuale.
Crediamo che giustizia e punizione non siano la stessa cosa e che il perseguimento della giustizia non possa che passare attraverso la ricerca di strumenti per trasformare l’esistente, per cambiare quelle condizioni iniziali di disuguaglianza.
Per questo sentiamo il bisogno di costruire comunità e città femministe in cui riconoscerci sicure e libere; per questo sentiamo il bisogno di istituzioni che si facciano carico delle fragilità e investano con maggiore convinzione in educazione e benessere; per questo sentiamo il bisogno di comunità che imparino a costruire relazioni di fiducia e cura, e che sappiano rispondere alla violenza di genere senza usare gli stessi strumenti del sistema violento e patriarcale nel quale viviamo.
Ne avremmo avuto bisogno, e ne abbiamo ancora bisogno.
Per Giulia, per Iris, per Mara, per Rita,
per le altre 102 donne uccise ii Italia nell’ultimo anno, per le migliaia di donne uccise nel mondo,
e per tutte noi.
Lotta per le loro ali, visto che le mie me le hanno tagliate.
Lotta perché siano libere e possano volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me. Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho fatto io.
Mammina, non piangere sulle mie ceneri.
Se domani sono io, mamma, se domani non torno, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.
Cristina Torres-Cáceres
Officina Comune, Rovereto 25 novembre 2023
Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
Ciò che come Officina Comune facciamo da qualche anno è promuovere iniziative e azioni volte alla sensibilizzazione su alcuni temi della città di Rovereto a noi cari come la cura del benessere di tutti e tutte, la lotta contro le diseguaglianze, l’attenzione alle diversità, il lavoro dignitoso, la cultura di chi la produce e ne fruisce, l’effetto sulle città del cambiamento climatico, i beni comuni e il rapporto tra cittadino e amministrazione. Questi sono alcuni dei temi di cui ci siamo occupati e che ci appassionano. Lo facciamo cercando di creare attorno ai temi percorsi accessibili e partecipati e cercando di renderli fruibili a più persone possibili.
Ci facciamo molte domande e ci diamo qualche risposta su quanto l’amministrazione comunale può fare, ma non abbiamo l’abitudine di guardare solo dentro i ristretti confini comunali del municipio di Rovereto. Cerchiamo, infatti, di comprendere quale è il ruolo di Rovereto in Vallagarina, in Provincia, nell’Euregio, nell’area Euromediterranea, nel mondo intero come “città di Pace”.
Per questo, oltre che per le nostre sensibilità personali, quanto accade in giro per il mondo e soprattutto nell’area geografica conosciuta come Palestina, ci preoccupa e ci interroga.
Ci preoccupano e ci interrogano molti aspetti; ne citiamo solo alcuni.
Il 7 ottobre 2023 ha sicuramente segnato sul calendario una data a partire dalla quale si sono, di nuovo, inasprite vecchie rivendicazioni. Ma sappiamo che la situazione che viviamo oggi non è cominciata il 7 ottobre. Ce lo dicono i fatti storici, ce lo spiegano le mappe, ce lo dimostrano - purtroppo - i morti che si sono accumulati (sempre più numerosi fra i palestinesi) negli ultimi anni. Il 7 ottobre alcune delle parti in conflitto, Hamas e il governo dello Stato d'Israele, non certo rappresentative di tutto il popolo palestinese e di quello israeliano, hanno scelto, con una grande accelerata, la via della morte e della distruzione delle vite umane al posto di quella del negoziato di pace e della lotta popolare nonviolenta.
Per questo non ci convincono le narrazioni, che vengono ampiamente diffuse da molte emittenti radio televisive e testate giornalistiche, in cui si parla di uno stato democratico sotto attacco di forze armate terroristiche e quindi impegnato in una guerra di difesa. E' una narrazione tendenziosa e di parte, che omette e semplifica, alterando di fatto la realtà.
Rispetto alla questione israelo-palestinese, la Comunità Internazionale è stata silente se non complice per anni. Di fatto ha permesso l'espansione territoriale di Israele e lo sviluppo di un sistema di segregazione di cui è vittima la popolazione palestinese. Fatti riconosciuti anche in seno all'Organizzazione delle Nazioni Unite che ha prodotto e approvato numerose risoluzioni mai rispettate dallo Stato d'Israele. Perché la Comunità Internazionale non si è fatta garante del rispetto delle risoluzioni? Perché non è intervenuta in questi anni per difendere i diritti, riconosciuti e sanciti dall'ONU della popolazione palestinese?
Perché, dal 7 ottobre, l'Unione Europea e molti stati occidentali hanno deciso di schierarsi apertamente con lo Stato d'Israele sostenendo, di fatto, una crociata vendicativa dell'azione di pochi (Hamas) su un'intera popolazione di civili? Perché non viene unanimemente riconosciuta la sproporzionata risposta d'Israele e non viene denunciato il numero impressionante di vittime civili, nonché la distruzione sistematica delle infrastrutture civili e religiose di un intero territorio (ospedali, chiese, moschee, scuole)?
Nei kibbutz a sud di Israele e nei territori palestinesi, le vittime civili sono VITTIME, ognuna con pari dignità. In Israele, in Cisgiordania, a Gaza, in ogni luogo del mondo, la vita di ogni bambinǝ, donna, uomo, anzianǝ ha per noi lo stesso altissimo valore.
In un mese sono mortɜ troppɜ innocenti. E chi rimane vivo, sia essǝ in fuga da un luogo senza via di fuga, o ostaggio o feritǝ in ospedale, o ormai orfanǝ di familiari, amici e conoscenti, sarà colui o colei che diffonderà un nuovo carico di violenza su un domani incerto.
Cosa ha fatto la Comunità Internazionale per prevenire tutto questo? Cosa ha fatto per spezzare la catena di violenza? Cosa ha fatto per sostenere processi di rafforzamento del diritto che sono gli unici che evitano la radicalizzazione delle persone, sia israeliane che palestinesi?
E anche noi, nel nostro piccolo, ci chiediamo:
- che cosa ha fatto la Campana dei Caduti, che ad ogni nuova bandiera issata si offre come possibile luogo di incontro e negoziato?
- che cosa ha fatto la Provincia Autonoma di Trento, che ha deciso di disinvestire in progetti di solidarietà internazionale? Cosa ha promosso come politica per l’inclusione sociale, la lotta allo stigma, all’islamofobia e all’antisemitismo?
- che cosa ha fatto il Comune di Rovereto per dimostrare nella pratica che cosa significhi essere “città della pace”?
- che cosa fa ognuna e ognuno di noi per informarsi, denunciare e sostenere processi di lotta e resistenza nonviolenta?
Il gruppo di Officina Comune è quindi molto sconfortato e preoccupato:
- per tutti e tutte coloro che sono decedutɜ negli ultimi anni, in particolare nell’ultimo mese, tra essɜ molti, troppi bambini.
- per quantɜ ancora moriranno sotto le bombe israeliane a Gaza, per quantɜ ancora moriranno per la violenza di soldati e coloni e che verranno minacciatɜ di espulsione in Cisgiordania
- per coloro che, da entrambi gli schieramenti, sono rimastɜ feritɜ o sconvoltɜ dalle violenze, e andranno a contribuire all'escalation di morte e violenza nel prossimo futuro
- per tutte le persone in fuga da questa, ennesima, catastrofe umanitaria
- per lɜ moltɜ inascoltatɜ palestinesɜ, che soffrono da anni una violenta e repressiva occupazione militare e civile e che hanno deciso di non rispondere con la violenza e invece impegnarsi nelle diverse forme di resistenza popolare nonviolenta
- per lɜ inascoltatɜ attivistɜ dei movimenti e associazioni israeliane e di quella società civile israeliana che si adopera per la fine dell’occupazione e la convivenza con la componente palestinese di quel fazzoletto di terra tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano e che oggi sono ugualmente isolatɜ e attaccatɜ, completamente inascoltatɜ dalla Comunità Internazionale e dalle istituzioni occidentali
- per tutte le persone che in moltissime città del mondo stanno scendendo in piazza manifestando a favore dei diritti della popolazione palestinese, in difesa della vita umana, richiedendo processi di pace e contro l’aumento di un’economia di armi e morte, che rimangono completamente inascoltate dai loro governi
- per la nostra comunità occidentale, sempre più miope e sempre meno imparziale, non più capace di essere presenza mediatrice
Per questo motivo, come abbiamo deciso di scendere in piazza per la pace in Ucraina, abbiamo scelto di aderire convintamente all’iniziativa del circolo Arci di Brentonico, e di partecipare al momento organizzato per il pomeriggio del 24 novembre 2023 che riprende il famoso motto del pacifista Vittorio Arrigoni, Restiamo Umani.
Officina Comune, Rovereto 14 novembre 2023